giovedì, luglio 02, 2015

New York 4: memorial, Ellis Island e Statua della Libertà

Lunedì 8 giugno 2015

È il giorno di Ellis Island ma prima di imbarcarci visitiamo il memorial dell'11 settembre costruito nelle fondamenta delle torri gemelle. Lì, oltre a tutti i tristi dettagli sugli attentati, apprendiamo anche che il muro di spinta, ancora in vista, per sostenere la pressione dell'Hudson fu progettato da un ingegnere milanese negli anni '60. In seguito scopriremo che questo paese è costellato di memorials. Li si trova dappertutto. Sono un po' l'equivalente dei nostri monumenti ai caduti - anche se il concetto mi pare un po' più esteso. E, considerando che questo paese ha combattuto almeno altre cinque guerre dopo la seconda guerra mondiale, si può capire anche il perché.

Dopo essere riemersi dalle fondamenta delle torri gemelle ci spostiamo verso il Financial District e, lungo la strada, troviamo il cimitero più vecchio di New York. Una tomba risale addirittura al XVII secolo.
Raggiungiamo poi il Battery Park da cui ci imbarchiamo per Liberty Island.


Non avendo prenotato con sufficiente anticipo riusciamo a salire solo sul piedistallo della statua da cui c'è comunque una stupenda vista su Lower Manhattan.
Riprendiamo il traghetto per Ellis Island dove ci impegniamo in una breve ricerca sui nostri bisnonni passati per quell'isola.
Tornati a terra risaliamo a piedi la riva dell'East River e raggiungiamo un quartierino probabilmente ricostruito su vecchi edifici dei moli. Ci fermiamo per cena in un ristorante scelto da A, la quattordicenne del gruppo. È un ristorante italiano, come cameriere c'è un simpatico ragazzo toscano e il cibo non è male. Hanno persino un buon olio siciliano. Ottima scelta di A!
Dopo il pasto riprendiamo il cammino e raggiungiamo il ponte di Brooklyn. Attraversandolo notiamo che anch'esso è affetto dal morbo dei lucchetti.

Giunti a Brooklyn girovaghiamo un po' e, dopo diverse diatribe mappa in mano e un paio di richieste di indicazioni, riusciamo a trovare la metro per tornare a Harlem.
E, a proposito di metropolitana di New York, mi vengono in mente due considerazioni.
La prima è che fa una certa impressione passare dal fasto miliardario, da capitale dell'impero, della quinta strada, o di molte altre zone della Manhattan centro-meridionale, al degrado da terzo mondo delle rispettive stazioni della metropolitana. D'altra parte, essendo una delle più antiche al mondo, e dovendo servire una città con 5 distretti (Borough) quasi tutti con dimensioni superiori a Roma, Milano o Napoli, la cosa è pure comprensibile.
La seconda riguarda l'aria condizionata. Quando ci si trova nei cunicoli della metropolitana l'aria è calda, opprimente e afosa. Appena entrati nel vagone, invece, sotto i potentissimi e gelidi getti di aria fredda, il sudore, sostanzialmente, si solidifica e ci si avvicina all'ibernazione. Ma questa caratteristica non riguarda unicamente la metropolitana. Anche quando si entra in un negozio, in un albergo o in un taxi si vive la stessa esperienza. In questo paese c'è una passione smodata per aria condizionata a volumi e temperature al di sotto dei limiti di sopportazione umana. Mi sono spesso chiesto quanta energia si sprechi quotidianamente in questo modo. E anche come non si ammalino in continuazione. Oppure, visto che ci si avvicina all'ibernazione, magari così prolungano la vita delle loro cellule?

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