venerdì, maggio 31, 2013

La sagra della primavera o Le Sacre du printemps?

Visto che due giorni fa è stato il suo centenario ripropongo questo mio breve commento sul capolavoro di Stravinsky.
Mi chiedo ancora a chi sarà venuto in mente di tradurre una parola che significa "rituale" con un vocabolo che evoca ben altre atmosfere.
E allora godiamoci 'sta Sagra.
Per informazioni un po' più dettagliate: La sagra della primavera su wikipedia

Viaggio post-pitagorico: Matera

Mi era colpevolmente sfuggito il fatto di non aver raccontato una delle tappe più belle del viaggio pitagorico dello scorso anno.

6-7 giugno 2012


Come dicevo, dopo l'abbuffata di cozze, vicoli e musei tarantini usciamo dalla fase pitagorica del viaggio per recarci a Matera e poter finalmente ammirare i celebri Sassi.

Con il suo centro storico fortunatamente recuperato grazie alla sua unicità Matera è per me una vera rivelazione.
"Matera e Petra sono le due città più vecchie del mondo", ci dice l'avvocato: uno dei pensionati che gravitano intorno alla balconata che si apre sui Sassi.

E wikipedia conferma:
"...è abitata in realtà almeno dal Paleolitico: alcuni tra i reperti trovati risalgono al XIII millennio a.C., e molte delle case ... sono state vissute senza interruzione dall'età del bronzo."
Ma da quel che ricordo dal viaggio del 2000 Petra è attualmente disabitata. Quindi Matera è la città con la più lunga continuità abitativa al mondo.
È certo comunque che sussistono molti paralleli tra i sassi di Matera e Petra. Entrambe scavate nella pietra, entrambe neolitiche, entrambe avide d'acqua, entrambe sfollate, ma una sola ripopolata.


Dal degrado igienico-sociale della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, al recupero iniziato a partire dalla legge del 1986 che prevede la cessione per molti anni (99 circa) ai cittadini di Matera che s'impegnino a ristrutturare il sasso secondo certi parametri e abitarci per almeno dieci anni. Credo che Matera dovrebbe essere motivo d'orgoglio e d'imitazione nazionale. Passata da "vergogna d'Italia" a patrimonio dell'umanità candidato a capitale europea della cultura per il 2019. Ho detto a Zucchero che se Matera otterrà il titolo andrò a festeggiare i miei 50 lì: Insch'allah
Comunque, come potete dedurre dalle foto abbiamo passato diverse ora a visitare i Sassi...
Fino al tramonto e oltre...

Ma oltre alla bellezza e all'unicità dei Sassi c'è anche la Matera moderna. Ricca di eventi, cultura, locali con specialità gastronomiche. Tutto inquadrato nell'idea di sostenibilità e promozione dei prodotti locali.
Aprire questo frigorifero è stato per me come aprire uno scrigno delle meraviglie che mi riportava un po' all'infanzia: cedrata, gassosa, spuma, spuma bionda, birra Raffo.
E che dire del nome di questa piazza!?
La mattina successiva ci concediamo una visita guidata.
E così apprendiamo qualcosa in più.
Sui primi insediamenti paleolitici.

E sul sistema di raccolta delle acque.
Nella foto uno dei pochi pozzi rimasti.





Poi visitiamo il sasso arredato alla maniera tradizionale.
L'abitazione è distribuita su tre livelli con un'inclinazione tale che solo in inverno i raggi del sole possono raggiungere anche il livello più bassi.
Il primo livello era per le persone; il secondo per gli animali, che contribuivano anche ad alzare la temperatura;
e il livello più basso veniva usato come cantina/frigorifero.
Notare la temperatura a 11° con quella esterna sopra ai 30°.

Poi visitiamo il Convicinio di S. Antonio: "un comprensorio del XV secolo costituito da quattro cripte rupestri, Santa Maria di Idris sulla sommità dell'omonima rupe, Santa Barbara ricca di affreschi, la Madonna delle Virtù che insieme alla sovrastante chiesa di San Nicola dei Grecioggi ospita importanti mostre di scultura, e San Pietro Barisano con facciata e campanile in muratura ed interno quasi completamente scavato nella roccia". Le foto lì dentro non si possono scattare. Vi dovrete quindi accontentare di queste.
La nostra giovane guida ci mostra infine la parte più vecchia dei sassi e ci racconta di suo nonno sfollato a forza nel '68. Nati e cresciuti in quella comunità e in quei luoghi, gli abitanti dei sassi non riuscivano a concepire una vita in posti come le moderne palazzine. Ma pare che poi si siano abituati tanto che, in tempi recenti, il nonno della guida non abbia accolto così bene la notizia che il nipote sarebbe tornato a vivere nei sassi.

Concludo con un'osservazione: Matera, così come Petra, mi hanno riportato alla mente la storia de L'immortale di Borges.

...e con un commento che scrissi  su FB a conclusione del viaggio pitagorico:

Che paese l'Italia! Uno fa 20 km da un Sito UNESCO per comprare il pane e trova un capolavoro del genere http://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Santa_Maria_Assunta_(Altamura)
E molte altre cose che meriterebbero almeno due giornate di visita.

Questo era il portale.

E questo il forno dove comprammo l'ottimo pane d'Altamura.

mercoledì, maggio 29, 2013

Ben Goldacre - Effetti collaterali: populismo antimedico?

Grazie alla segnalazione dell'amico ubik ho letto questo interessante articolo in cui un giornalista (non scientifico) parla di un nuovo libro.

"È uscito in Italia un librone voluminoso, pieno di numeri e dati che si vorrebbero inoppugnabili. È scritto da un medico, Ben Goldacre, quindi da un autore ferrato nella materia trattata. Il titolo è Effetti collaterali" - Il populismo antimedico di Pierluigi Battista

Io "Effetti collaterali" non l'ho ancora letto ma il tema m'interessa molto. Anche perché le implicazioni relative a quel tema le ho vissute sulla mia pelle.

Durante la lettura dell'articolo ho anche scoperto questo libro. Penso che lo comprerò. Non sono ancora sicuro invece se comprerò quello di Goldacre.
Ma vediamo qualche citazione dall'articolo di Battista intervallata da qualche mio commento.

"...mi è capitato di notare quanto sia diffuso, anche tra persone miti, certo non inclini alle esasperazioni ipersemplificate delle teorie cospirazioniste, la credenza in un Grande Complotto Chemioterapico, l’idea avvelenata che esista un accordo segreto tra le case farmaceutiche e i medici per occultare i veri rimedi contro il cancro, che esisterebbero, ma la cui diffusione verrebbe nascosta per non prosciugare inesorabilmente immensi e immeritati guadagni strappati sulla pelle dei malati ignari."

"...È un delirio, vero. Ma è incredibile il numero di lettere e di mail di parenti di malati uccisi dal cancro che mi hanno raggiunto dopo la pubblicazione del libro La fine del giorno. Ed è incredibile che la maggior parte di queste lettere, cartacee o elettroniche, sembri far propria la tesi del Grande Complotto e trasmetta la sensazione di un rancore inestinguibile nei confronti della scienza «ufficiale». «Ufficiale», ma a tal punto prepotente da permettersi di bollare come «antiscientifiche» metodologie non approvate dai rigidi «protocolli» medici e che pure si narra, si dice, che non siano prive di efficacia. Prove della loro efficacia? Nessuna. Ma l’odio per la scienza onnipotente, che svela sempre più frequentemente tutta la sua impotenza, non richiede conferme fattuali: è così, e basta."

Posso confermare di essermi imbattuto spesso anch'io in questo tipo di approccio: "È così. Punto". E i fatti? I fatti non servono. C'è un amico che ha detto... C'è una pagina che dice...

"Ho già raccontato di quella volta che Silvia fu raggiunta da una lettera di una signora affetta da un tumore al seno che le rivelava il nome del sicuro rimedio che avrebbe guarito l’umanità dalla piaga del cancro: il bicarbonato. Ho saputo poi che la setta di quelli che credono nelle virtù taumaturgiche antitumore del bicarbonato conta molti adepti sparsi nel mondo."

Sono stupefatto di quest altro parallelo. Anch'io ai tempi ricevetti una comunicazione simile. Pur riconoscendo tutte le buone intenzioni del mio amico riuscimmo ad assegnare il giusto peso al suggerimento.

"...Ma ho imparato che sarebbe sciocco, e anche irriguardoso per chi è prigioniero di un sentimento di dolore e di disperazione, liquidare questo ribollire di umori corrosivi e risentiti come una primitiva manifestazione di irrazionalismo, o peggio ancora di «superstizione». ... La scienza dovrebbe immergersi nelle acque dell’umiltà e comprendere che la grande delusione sull’efficacia dei «protocolli» medici genera vulnerabilità e debolezza e che in questo spazio dell’impotenza e della disperazione possono infilarsi, come infatti regolarmente accade, ciarlatani, guaritori improvvisati, cialtroni che vendono speranze lucrando sulla credulità e sull’ignoranza. E dovrebbe fare la fatica di spiegare pazientemente come stanno le cose, senza nascondersi dietro la gelida oggettività dei «protocolli»."

Sono d'accordo.

"...È come se stesse venendo meno un pilastro che ha retto quasi per secoli l’ottimismo progressista di una medicina che ha sconfitto malattie terribili, ha permesso salute e benessere a un numero incalcolabile di persone, ha escogitato rimedi per ogni genere di sofferenza. Questa fiducia si è come dissolta. Fino a poco tempo fa a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere in discussione i vaccini che hanno salvato la vita e la salute di milioni di bambini e di non considerare come benefattore dell’umanità chi li ha inventati e diffusi. Oggi una nube di risentimento «populista» sta bersagliando persino i vaccini, indicati come la causa di mali oscuri. Molte famiglie sono frastornate, giovani genitori affrontano la vaccinazione dei loro bambini con apprensione sempre crescente, anziché con la fiduciosa gratitudine verso sostanze che mettono i figli al riparo da malattie che un tempo ci si era rassegnati a considerare incurabili e realizzazione di un destino crudele, ma inarginabile. Questo risentimento, quando sfiora tentazioni neo-oscurantiste e regressive, deve essere contrastato con le armi migliori che la cultura occidentale ha forgiato nel tempo. Però bisogna comprendere che il rancore per le promesse non mantenute acutizza la delusione per chi si era presentato con il volto rassicurante della cura per ogni morbo. Se il messaggio trasmesso in passato era quello di confidare nell’inesauribile inventiva della tecnoscienza, nella possibilità di trovare un rimedio per ogni male, una medicina per ogni afflizione, è naturale che cresca il carico di frustrazione, se quel messaggio non viene onorato in presenza di tante malattie ancora non curabili con i metodi fissati nei «protocolli».

Bisognerebbe realisticamente prenderne atto ed evitare ogni atteggiamento che suoni come arbitrariamente presuntuoso e supponente. Altrimenti saremo sommersi dai messaggi ammiccanti delle nuove superstizioni, lasciando spazi sterminati ai disinvolti venditori di nuovi miracoli.
"

Sono rimasto anche positivamente impressionato dalla qualità dei commenti scritti dai lettori. Invito a leggerli. Di solito il livello è molto più basso. Forse qualcuno avrà moderato i commenti...

venerdì, maggio 24, 2013

Casa: finalmente un uomo dopo tanti caporali

Finalmente una persona che ti guarda negli occhi quando parla e quando gli parli. Che ti spiega tutto con dovizia di dettagli. Che quando gli fai un'obiezione o l'accetta oppure ti fa capire perché l'obiezione non è valida. Una persona che ti sa dire: qui abbiamo sbagliato noi; se vuole risistemiamo tutto; però deve considerare che... E quando tu comprendi le sue ragioni ti fa capire che poi anche loro saranno disposti a comprendere le tue ragioni altrove.
Insomma, vi ricordate la classificazione del genere umano di Totò? Ecco, in questo caso gli architetti si sono mostrati essere dei caporali mentre il capomastro si è dimostrato uomo. Poi magari potrebbe pure rivelarsi un caporale travestito da uomo. Ma se non altro si è travestito bene. E comunque non credo ciò avverà.
Quando alla fine ci siamo salutati mi ha detto: se ha qualche altra lamentela parli prima con me. Diciamo che al momento non ho dubbi su chi sarà il mio futuro interlocutore.

Domanda esistenzial-intredimale

Ma se non ci fosse stata la contaminazione cristiana ora invece di sabato e domenica avremmo saturdì e soledì?

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio ....

... dei primi fanti il...
L'amico Roberto, citando stamane i versi di quella canzone, mi ha ricordato di un episodio di trent'anni fa circa. Andammo a suonare con la banda del paese in un piccolo paesino di montagna come ce ne sono tanti nella provincia di Rieti. La proloco locale era piena di cavalieri di Vittorio Veneto. Per cui passammo la giornata a deliziarci in un interminabile numero di repliche del La canzone del Piave per la grande gioia dei cari vecchietti.
Per i giovani che volessero ascoltare per la prima volta la canzone patriottica.

giovedì, maggio 23, 2013

Lenticchie con zenzero e coriandolo

Di recente, dopo decine di variazioni, che andavano dalla cottura classica con aglio e pomodoro appresa da mia madre a quella in stile indiano appresa dalla mia amica/ex-collega anglo-indiana, ho trovato questo compromesso che pare dare buoni risultati. Ed è adatto anche per gli amici vegani.
N.B. Se si decide di lessare le lenticchie separatemene il legume va messo nella pentola con acqua fredda e si porterà il tutto in ebollizione.

Ingredienti: (per 4 persone)
250 g di lenticchie, 1 cipolla medio-piccola, 1 spicchio d'aglio, un pezzetto di radice di zenzero, un cucchiaino di polvere di coriandolo, peperoncino a piacere, 400 g di pelati, 2 o 3 cucchiai d'olio, sale

Preparazione:
Ammollate le lenticchie in acqua per un paio d'ore. Frullate (o spezzettate) cipolla , aglio e radice di zenzero e soffriggeteli a fuoco bassissimo. (Nella foto che vedete manca la parte frullata degli odori che ho aggiunto subito dopo ma la foto è venuta male). Aggiungete quindi la polvere di coriandolo e
il peperoncino. (Quello che vedete è poco perché l'habanero che uso è piccantissimo). Quando il trito si sarà ammorbidito aggiungete i pelati e un pizzico di sale, lasciate insaporire per 5/6 minuti e quindi aggiungete le lenticchie.
E dopo un paio di minuti aggiungete l'acqua bollente arrivando  leggermente sopra al livello delle lenticchie.
Di solito altri 30 minuti dovrebbero bastare. Ma io comincerei a controllare dai 25 in poi.

lunedì, maggio 20, 2013

Non c'è diatriba per gatti

Ma si dice diatrìba o diàtriba? Pèrora o peròra? La esse di "rosa" e di "casa" si pronunciano allo stesso modo? La pésca è il frutto o l'attività per catturare le creature acquatiche?
Nella puntata L'Importanza della Pronunzia de La lingua batte troverete queste e altre risposte. Ma oltre al tema della pronuncia nella puntata si discute anche di altri temi interessanti.
Quali quello del doppiaggese e della sua influenza sulla lingua reale. Dove, tra le altre cose, ho trovato conferma di un fatto che sostengo da tempo. E cioè che espressioni tipo "fottuto", "fottiti", "cristo" e altre sono creazioni artificiali del doppiaggese (in quei rarissimi casi in cui le sento usare da persone reali i suonano di una falsità sconfinata).

Nella puntata si parla anche della storia molto interessante della ragazza cingalese, Sanduni Perera, che, arrivata a sei anni in Italia, ha recentemente vinto le selezioni per le olimpiadi d'italiano nel suo liceo scientifico.

Comunque tutto questo e anche altro lo troverete nella puntata: L'Importanza della Pronunzia.

domenica, maggio 19, 2013

Il tassista imprenditore e la consapevolezza dell'emigrante

Dopo una piacevole conversazione i due amici mi hanno aiutato a sistemare i bagagli nel taxi che mi avrebbe portato a Linate.
- Ciao, ci vediamo in Germania!
- Ah, Linate! - dice il tassista. - Pensavo che in Germania avrei dovuto portarcela io.
Dopo la risatina di convenienza tiro fuori l'occorrente per l'immergersione nella scrittura.
- Dov'è lei in Germania? - torna alla carica il tassista.
- A Heidelbeg.
- Heidelberg!? - esclama il tassista.
- Ha per caso qualcosa a che fare con l'azienda che produce i macchinari tipografici?
E così mi racconta il suo passato di piccolo imprenditore proprietario di una tipografia venduta poco prima dell'inizio della crisi delle tipografie per avviare l'attività tassistica.
- Ha fatto bene sa! - mi dice dopo aver richiesto e ascoltato un bignamino del mio espatrio. - È stato lungimirante come me.
- Mah, alla fine non è che la mia sia stata una decisione così ponderata - rispondo. - Volevo avere un'esperienza di lavoro all'estero di un paio d'anni ma sto ancora lì. Durante i primi anni ero contento e soddisfatto di tutto. Vedevo quasi solo i vantaggi. Poi, intorno al sesto/settimo anno ho cominciato ad accorgermi meglio anche degli aspetti negativi. E ho continuato a vederne sempre di più. Fino a spostarmi sul polo opposto per cui adesso quando torno in patria vedo quasi solo le cose che lì non ho.  (Tra cui anche discussioni del genere con degli sconosciuti, avrei voluto dirgli). E poi mi dispiace appartenere a quella porzione sempre più grande d'Italiani che, formati dallo stato italiano, vanno poi a produrre all'estero. L'unico chiaro vantaggio rimane solo quello lavorativo.
- Eh, ma non può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca - chiosa il tassista. Poi, dopo un breve equivoco sul nome della mia azienda e quello di una linea aerea, ci salutiamo.

sabato, maggio 18, 2013

Una categoria demografica a me finora sonosciuta

...l'ho incontrata in questi giorni. Persone che non apparterranno certo a l'élite intellettuale del paese. Ma che non dovrebbero essere neppure tra gli più sprovveduti nell'uso di strumenti di analisi della realtà. Miei coetanei ma anche e soprattutto più giovani. Socievoli, simpatici e amabili. Con un percorso formativo alle spalle simile a quello che ho attraversato io. Ecco, sentirli fare dei commenti che denotavano un superficiale appiattimento su interpretazioni della realtà create ad arte da alcuni media mi ha rattristato un po'. 

Milano: il commiato

...dopo sveglia involontaria antelucana (per probabile adrenalina ancora in circolo) e corsa lungo i navigli in pantaloni eleganti e polo (ma con cardio-frequenzimetro) causa dimenticanza tuta, si preparano di nuovo i bagagli per la ripartenza di mezzodì.

venerdì, maggio 17, 2013

Aperitivo milanese

Qualche giorno fa un'amica lombarda mi ha chiesto un parere sull'aperitivo milanese. Purtroppo non sono riuscito a darle una risposta perché ho pensato che l'aperitivo offerto gratuitamente dall'albergo non potesse essere considerato come un campione rappresentativo della suddetta categoria. Poi l'altro ieri, vincendo stanchezza e orsaggine, mi sono unito ai miei colleghi.
- Iniziatemi al rito dell'aperitivo milanese - gli ho detto.
E così mi sono ritrovato a pagare 9 € per una birra e un piatto e mezzo di una decina di diverse portate a buffet. Tra le quali ricordo solo un paio di tipi di pasti, un paio di carni, un paio di affettati, polenta e legumi. Certo, la qualità non era eccelsa. Ma per nove euro direi che il rapporto qualità prezzo è altissimo. Diciamo che avere quella qualità dalle nostre parti anche per il doppio di quel prezzo sarebbe una benedizione divina.

Stasera invece, per l'ultima cena milanese, sono andato di nuovo a Le Vigne.

 Polpo croccante con gamberi su letto di gaspacho e...
Seppia grigliata con finocchio e arancia

Il polpo non aveva nulla a che vedere con quello del Navigante. Sebbene gamberi e gaspacho meritassero. E la seppia era buona.

Poi prima di tornare in albergo, un po' alleggerito dal mirto offertomi da Le Vigne, sono prima passato alla panetteria della Darsena, per completare l'opera con un cannolo, e poi al Supergulp. Bello. Una specie di museo del fumetto. Ma alla fine ho comprato solo Django Unchainned.

Ah, il corso è andato bene. Etnie presenti: italici, slavi del sud e danesi. Tra i primi e i secondi: perfetta intesa. Tra i terzi e il resto: grosse barriere linguistico-culturali. Comunque ho l'impressione che questa classe abbia appreso più dell'altra. Sebbene alla fine gli schizzinosi ;-) abbiano valutato corso e insegnante con una media leggermente più bassa.

giovedì, maggio 16, 2013

Panda rottamata e navigante

Ieri ho ricevuto notizia che la Panda della mia adolescenza, la prima macchina che ho guidato, è stata rottamata. Dopo 33 anni di gloriosa e ininterrotta carriera. E senza neppure scattarle una foto.
Così stasera per commemorarla sono tornato dal Navigante.

 Insalata di granchio su misticanza Cappesanta flambé al cognac
Maccheroncini al ferretto con branzino e pistacchio

Frittura croccante di verdura e gamberi in pastella

Semifreddo alle nocciole

Tutto buono. Però devo dire che il polpo della volta scorsa mi aveva lasciato molto più soddisfatto.

martedì, maggio 14, 2013

Milano di maggio

... che poi il tempo è stato meglio ad aprile.
Comunque ieri sono tornato a Le Vigne e la scelta si è confermata ottima.

Tartare di cappesante con avocado e fagiolini di mare.

Carrè di agnello con carciofi e purè di fave.
Entrambi molto buoni.
A pranzo invece sono o andato con dei colleghi. Tra le altre cose si è parlato della "teleassoluzione del Cavaliere" di Canale 5. E alcuni dei commenti mi hanno lasciato molto perplesso.
Stasera invece mi sono mantenuto su un profilo piuttosto basso che non starò qui a raccontare.
E da domani in poi è prevista pioggia.

lunedì, maggio 13, 2013

Vigilia

Quattro prelievi di midollo; quattro intratecali; tre cicli di chemio: induzione uno, induzione due, consolidazione, con una decina di diversi citostatici; un ciclo di radio; un ciclo di morfina; tre trasfusioni; decine di flebo idratanti; e centinaia di pillole. Tutto questo e molto altro ancora era successo in quei quasi tre mesi di ricovero ospedaliero. Ma finalmente la fase di pausa pre-trapianto era alle porte. Se la stava pregustando, quasi come un ragazzino negli ultimi giorni di scuola, prima delle lunghe vacanze estive. Anche se non proprio con la stessa leggerezza. E per quel mercoledì Fosco si aspettava la lettera di dimissioni.

- Prima ci sarebbe l'appuntamento alla clinica chirurgica per decidere l'installazione del catetere di Hickman - gli disse l'infermiera del mattino.

- L'Hickman è un catetere venoso centrale - gli spiegò più tardi la Engel durante la visita, accompagnata quel giorno dai due soli tirocinanti. - È utile per diverse ragioni. Serve ad evitare che i potenti citostatici del trattamento pre-trapianto possano danneggiarle le vene, riduce la possibilità d'infezione e le risparmia le molteplici perforazioni del braccio.
L'operazione d'inserimento del catetere comincerà con un'incisione qui, sotto la clavicola - continuò la dottoressa toccandogli la spalla sinistra. - Di lì, con un ago, inseriranno un filo guida nella vena succlavia che verrà spinto fino alla vena cava superiore - proseguì la Engel facendo scorrere il dito sul petto di Fosco fino all'altezza del cuore.
- Dalla stessa incisione inseriranno quindi uno strumento, chiamato alligatore, che riemergerà da un'altra incisione a quest'altezza qui - seguitò puntando il dito un po' più in basso - tale strumento afferrerà il tubicino del catetere e lo trascinerà in alto attraverso la tasca sottocutanea.
Una volta riemerso dall'incisione superiore il tubicino verrà inserito nella vena per mezzo di un dilatatore venale precedentemente introdotto sopra il filo guida - concluse la dottoressa.

Nel colloquio alla clinica chirurgica il medico gli ripeté più o meno le informazioni che gli aveva dato la Engel con qualche dettaglio in più e inaspettatamente gli fissò l'appuntamento per il giorno successivo alle 14:00.

- A questo punto dovremo rimandare la sua dimissione a venerdì - gli disse la Engel quando Fosco tornò.

E così con grande dispiacere dovette rinunciare a ben due giorni di vacanza. Se non altro l'intervento di domani mi eviterà di interromperla questa pausa casalinga, pensò Fosco cercando di consolarsi.

- Per l'andata può anche andare a piedi, se vuole, ma per il ritorno potrebbe anche servirle un taxi - gli disse l'infermiera il giorno successivo. - Solo che ora mi trovo sprovvista di buoni ma basta che lei al ritorno chieda al tassista di salire un attimo e noi provvederemo a pagare il viaggio.

Fosco si avviò a piedi dubitando che gli sarebbe servito un taxi per ripercorrere quei cinquecento metri. Giunto al reparto l'infermiera gli disse di lasciarsi indosso solo mutande e calzini. Poi gli fece indossare un camice bianco con apertura anteriore, una specie di cuffia e una sorta di copricalzini dello stesso materiale della cuffia. Quindi lo invitò a sedersi su di una sedia a rotelle e lo trasportò in sala operatoria.

- Questo è uno scarico a terra - gli disse la simpatica infermiera asiatica. - Serve per la corrente che verrà usata per la cauterizzazione.

Poi arrivò la giovane chirurgo e l'operazione cominciò.
Anestesia locale. Solito dolore breve e acuto. Gli consigliano di tenere le mani sotto i glutei, gli coprono il volto, gli spennellano il petto di tintura di iodio e cominciano a tagliare. Non è doloroso ma neppure piacevole. Il freddo in sala si fa sentire e Fosco chiede una seconda coperta. Dopo un po' la chirurgo comincia a premere. Preme, preme, preme. Sarà l'inserimento del filo guida? O forse dell'alligatore? Poi ancora preme, preme, preme. E va avanti così forse per un quarto d'ora. Nonostante la seconda coperta Fosco sente freddo. Un freddo interiore che parte dalle ossa, dalle vene, dalle viscere. Che lo fa contrarre, che lo fa tremare. Poi il chirurgo spinge, spinge, spinge. E lì Fosco sente il dolore. E, sotto quelle coperte e quei panni che gli coprono anche la vista, trema. Trema per il freddo e per la sfinitezza. Trema per la paura e per la rabbia. Trema per il fastidio e per lo sconforto. È vicino ai limiti della sua sopportazione quando finalmente sente l'ago e il filo che richiudono l'incisione superiore e riducono quella inferiore.
Guardò l'orologio. Era passata quasi un'ora dall'inizio dell'operazione. Poi l'infermiera lo trasportò in sedia a rotelle al controllo radiografico. Tutto apposto. Nessuna complicazione. Ma lui continuava a tremare e a soffrire. Nel trasporto di ritorno vide Sara in sala d'attesa e le fece cenno di seguirli. E quando l'infermiera li lasciò soli in quell'ambulatorio Fosco scoppiò in lacrime. Un pianto breve e sconsolato che durò fino all'arrivo della dottoressa che lo aveva operato.

- E mi raccomando - disse la dottoressa dopo aver commentato l'esito dell'impianto - non bagni assolutamente la ferita fino a quando i punti non saranno stati tolti. Ma anche dopo è meglio che copra quella parte durante la doccia e che prenda tutte le misure del caso per evitare una possibile infezione. In fondo, per quanto limitato da un supporto sottocutaneo, si tratta pur sempre di un buco costantemente aperto nella sua pelle.

Un'altra restrizione. Un'altra complicazione che si aggiungeva alle innumerevoli regole del suo vivere quotidiano.

- E se s'infetta? - chiese Fosco.

- Non è un grosso problema. Lo togliamo e lo reimpiantiamo. Lo togliamo e lo reimpiantiamo. Al solo pensiero Fosco ebbe una stretta al cuore e cercò subito di scacciare il pensiero. All'uscita dalla clinica chirurgica Sara suggerì di prendere un taxi per tornare al suo reparto e Fosco non se lo fece ripetere due volte.

- Potrebbe gentilmente salire per il pagamento della corsa? - disse Fosco quando giunsero di fronte all'ingresso della clinica ematologica.

- No! - rispose il tassista. - Io non salgo. Dovete pagarmi voi qui.

- Guardi, quando sono uscito l'infermiera si trovava sprovvista di buoni e mi ha detto che....

- Non m'interessa quello che le ha detto l'infermiera. Non ho tempo di salire.

A quelle parole quel poco sangue che gli era rimasto gli schizzò immediatamente alla testa.

- Se tutti fossero come lei questo mondo sarebbe proprio un bel posto - disse dapprima Fosco nella lingua del tassista. Ma alla vista di Sara che, forse per evitare il peggio, stava pagando la corsa, l'attacco d'ira fu incontrollabile e inevitabile. Affiorò direttamente dall'ipotalamo. Da quegli anfratti che lo riportavano ai feroci litigi dell'infanzia. E sentimenti del genere non possono che essere espressi nell'idioma dell'anima. Fosco uscì dalla vettura e cominciò a urlare.

- Ma che cazzo de omo sei? Tu non sei un uomo. Tu sei un pezzo de merda -. In quel momento per Fosco era come se tutti i suoi mali si fossero materializzati in quel tassista. Sara sembrava imbarazzata e cercò di far avanzare Fosco verso l'ingresso della clinica.

- Tu lo vedi che sto male - seguitò a urlare egli mentre il tassista continuava a tenere lo sguardo abbassato non comprendendo probabilmente neppure una parola della lingua di Fosco ma comprendendone molto bene mimica e intenzioni. - Tu lo sai che sto male. Perché ci lavori qui dentro. Però pensi solo a quei cazzo di due minuti che perdi per venire su. Ma nella vita ci sono cose molto più importanti di quei due minuti.

Stranamente, dopo quella crisi d'ira un po' esagerata, Fosco cominciò a sentirsi meglio. Tutto il malessere e la smania che lo avevano dominato dopo l'intervento sembravano essere evaporati al calore del suo furore. Forse, dopotutto, il malcapitato tassista era servito da catalizzatore della sua rabbia repressa e quello sfogo lo aveva alleggerito un po'.