sabato, gennaio 19, 2013

Sant'Antonio a lu desertu: memorie d'altri tempi

Due giorni fa era la festa di Sant' Antonio abate e probabilmente domani al mio paese si celebrerà la festa con tanto di processione con statua. In passato c'era anche la benedizione degli animali. Non so se la tradizione sopravvive. Pensavo che essa potesse far risalire a riti pagani ma wikipedia invece dice:

"La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio."

Ad ogni modo la paganità ci rientra comunque: "...a causa del legame di tale festività con ancestrali ricorrenze pagane legate alla celebrazione della rinnovata fertilità della madre terra in concomitanza con i cicli astronomici che, fin dalla notte dei tempi, hanno influenzato il calendario delle pratiche agricole."

Comunque, quello che volevo dire è che, vista la ricorrenza, stamane ho condiviso come proverbio del giorno un detto del mio paese:

"Sand'Andoniu c'a barba bianca o neve o fanga"

Al che Nino Ponzio mi ha risposto con

"Sant'Antone / patele da demone. (patele = botte)"

E questa parola, "demone", mi ha risvegliato vecchie memorie in cui dodicenne, ad una riunione dei giovani dell'Azione Cattolica (ebbene sì, ho anche questo passato adolescenziale) a cui ci aveva portato il parroco, ascoltai la canzone sottostante per la prima volta, ripulita ovviamente dalle strofe più ardite. (Anche se sarebbe stato un bell'esperimento concluderla con la strofa conclusiva originale.)  Di quella riunione mi ricordo anche la cotta (la prima forse) per una ragazzina.
Oltre la canzone ho anche un ricordo relativo al santo ancora più datato. È quello di un'enorme testa di Sant'Antonio disposta sull'armadio delle tonache della sagrestia del mio paese. Avevo probabilmente meno di tre anni e la visione di quella gigantesca testa con espressione severa, cappuccio e lunga barba bianca mi terrorizzava.


Sant'Antonio là lu desertu se ne stava senza moje,
Satanasso pe' dispettu je risveja certe voje.
Sant'Antonio no je 'mporta,
se lu cciacca su la porta
Viva viva Sant'Antoniu lu nemicu de lu demoniu. 

Probabilmente la canzone deve essere nata nel contesto della tradizione di Vasto.

Ah, quasi dimenticavo! Il giorno della festa di Sant'Antonio era tra i più rispettati tra i contadini e non si doveva lavorare per alcun motivo. Circolavano decine di storie di sciagurati che, avendo sfrontatamente e sventuratamente ignorato il divieto, erano stati giustamente puniti dal santo con incidenti tra i più cruenti.

4 commenti:

Juhan ha detto...

Sant'Antone era il protettore degli animali, soprattutto cavalli e muli usati per tirare i carri e lavori agricoli in genere. Poi certo anche le vacche, i maiali a gennaio non ci sono più ma proteggeva anche loro. Anzi è raffigurato con un porcello.
Il 13 gennaio si faceva la messa e dopo il parroco benediceva gli animali in piazza, singolarmente.
Poi, l'evoluzione (evilussione? in italiano non funziona tanto bene) gli animali da soma sono spariti. Cos'ha fato il santo? Mica è andato in pensione, s'è riciclato: oggi protegge i trattori.
Ormai è tardi per le foto ma prossimamente pubblico la poesia in dialetto, quella di quest'anno.

dioniso ha detto...

Eh sì! Santi e divinità si riciclano sempre molto bene.

ziomassimo ha detto...

Dal momento che ieri mi trovavo al "nostro" paese, ti confermo il regolare svolgimento della festa e la consueta processione (sotto la pioggia). Ti confermo pure che al paese resiste ancora la tradizione della benedizione degli animali (che si svolge il giorno 17, all'aperto, come mi diceva ieri proprio tua madre) e che in effetti però riguarda oramai quasi esclusivamente i trattori e solo qualche raro animale.

dioniso ha detto...

Bene, bene. Vedi? Detto confermato: o neve o fanga.