lunedì, febbraio 27, 2012

Honningsvåg, Kjøllefjord e i Sami (Norvegia 26)

11 giugno 2009

Alle 14:30 ci imbarchiamo su quella che sarà la nostra ultima nave: la Nordkapp (1996). Più piccola della Midnatsol, ma con un equipaggio che si rivelerà molto più gentile.
Alle 17:30 sbarchiamo a Kjøllefjord.


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Il tempo è peggiorato. Piove, ma non ci possiamo lamentare, visto che all'undicesimo giorno di Norvegia questa è la prima pioggia che ci bagna. Saliamo subito in autobus per un'escursione dal nome molto turistico: un assaggio di Lapponia.

Visitiamo il museo locale, dove la guida, con un singolare accento che non sembra norvegese, c'illustra la storia della Finnmark. Nella foto di sinistra trovate un bignamino della suddetta storia.
Nel corso della visita apprendiamo che durante la loro ritirata del 1944 i tedeschi fecero letteralmente terra bruciata. La Finnmark ne pagò le conseguenze fino agli anni '60 rimanendo una regione molto povera. La ricostruzione e la rinascita vere e proprie cominciarono solo dopo la scoperta dei giacimenti petroliferi nel Mare del Nord.
Nelle foto strumenti per la pesca, la mattanza e la pesatura del pesce (se non fosse capito: Tørrfisk=stoccafisso).
Lasciato il museo ci spostiamo fuori città
per la visita alla tenda Sami della famiglia Utsi.
Sono i due ventenni della famiglia ad occuparsi della presentazione sulla cultura Sami. La ragazza è bionda con gli occhi azzurri. Il ragazzo è invece più scuro. La presentazione mi mette un po' di tristezza: è troppo turistica. La ragazza parla mentre il ragazzo serve il brodo di renna. Poi lui canta un paio di canzoni il cui testo al mio orecchio sembra essere solo una sequenza di lalalà. Ma magari la lingua sami è proprio così.
Dopo la presentazione mi faccio raccontare qualcosa in più dalla ragazza.
Mi dice che i Sami furono cristianizzati solo nel XVII secolo ma conservano ancora molte credenze e usanze pagane. Come, ad esempio, interrogare l'oltretomba quando si costruisce una casa o l'uso di amuleti sulle culle per proteggere i neonati dagli spiriti maligni. Ma da quel che ricordo, quelli si usavano anche durante la mia infanzia in Sabina.
La ragazza mi racconta poi che agli inizi del '900 i Sami furono vittime di un tentativo di genocidio culturale da parte del governo norvegese: ai bambini venne imposta la frequentazione di scuole norvegesi ed il divieto di esprimersi in lingua sami.
Nel secondo dopoguerra i Sami cominciarono invece la loro battaglia che si concluse negli anni '80 li portò ad ottenere diritti, riconoscimenti, scuole sami, bandiera, capitale (Karasjok) e parlamento.



Ci reimbarchiamo verso le 20 e vista la novolosità ce ne andiamo a letto presto.

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