mercoledì, giugno 29, 2011

Interviste impossibili: Pitagora, Ippaso e la scoperta dell'irrazionale (seconda parte)

... segue da Interviste impossibili: Pitagora, Ippaso e la scoperta dell'irrazionale (prima parte)

Erano mesi che aveva la mente pervasa da quell’ossessione. Quasi non riusciva a pensare più ad altro: doveva riuscire a trovarne almeno due. Forse ne esistevano un’immensità. Ma a lui ne sarebbero bastati solo due. Eppure, per quanto si fosse impegnato molto a cercarli, non era ancora riuscito a scovarne neppure l'ombra.
L’ossessione era cominciata il giorno in cui Ippaso, durante la prova per l’ammissione di un nuovo allievo, aveva cominciato a tracciare con il suo stilo alcune figure su una tavoletta cerata.

- Allora Megacle vediamo come esporresti la proprietà del triangolo e dei quadrati costruiti su di esso.
Il giovane cominciò la sua esposizione commentandola cantilenando come se fosse una litania. Mentre annuiva Ippaso prese una tavoletta e iniziò a passarsela da una mano all’altra.
- È da questo che possiamo dedurre… - disse Megacle.
Ippaso prese il suo stilo e tracciò una prima figura sulla tavoletta: un quadrato.
- Poi, se consideriamo che … - continuò l’aspirante allievo mentre Ippaso tracciava una linea da un vertice a quello opposto dividendo così il quadrato in due due triangoli uguali.
- Da cui si può concludere… - disse Megacle sempre più incalzante mentre Ippaso disegnava dei quadrati sui lati del triangolo inferiore.

Quello era per Ippaso quasi un riflesso condizionato. Ogni volta che vedeva un triangolo rettangolo tracciava sempre dei quadrati sui suoi lati. Troppe volte aveva sentito il maestro insegnare il suo teorema e troppe volte lui stesso lo aveva insegnato ai nuovi allievi.
- Maestro! Mi state ascoltando? - chiese Megacle.
- Sì, sì! - disse Ippaso trasalendo. Penso che vada bene. Anche se la parte espositiva potrebbe essere migliorata. Dovrò parlarne con il maestro. Ti comunicheremo l’esito tra qualche giorno.

Tornando a casa Ippaso aveva continuato a pensare ai quadrati e ai triangoli che aveva tracciato durante la prova.
Dunque, secondo il nostro teorema il quadrato grande, quello costruito sulla diagonale del primo quadrato più piccolo, dovrebbe avere l'area uguale alla somma dei quadrati costruiti sui due cateti. - pensò Ippaso guardando la figura sulla tavoletta.
Infatti in questo caso i due cateti coincidono con i lati del quadrato piccolo e l'ipotenusa con la diagonale dello stesso.
Inoltre, essendo anche i lati di un quadrato, i cateti hanno anche la stessa lunghezza.
Allora, se provo a considerare il caso più semplice, quello in cui il lato del quadrato piccolo abbia lunghezza uno, mi troverei nella situazione in cui anche i due cateti avrebbero lunghezza uno.

Frattanto Ippaso era giunto a casa. Entrò, prese delle nuove tavolette e si sedette.

Quindi, secondo il nostro teorema, l'area del quadrato grande dovrebbe essere uguale a... - e sulla tavoletta che conteneva la figura aggiunse la lettera A sul quadrato grande per indicarne l'area


e poi scrisse la seguente formula.


A = 1x1 + 1x1 = 2 


- Illustre Pitagora, scusate se interrompo la vostra lettura, ma qui sull'adePhone mi sono arrivate le immagini e le formule. Guardandole mi sono posto una domanda: a quei tempi usavate già le cifre arabe? E i simboli erano uguali a quelli che usiamo noi? E Poi anche l’uso di quella parola, "teorema"…
- Ma che domande! Ovviamente no. Usavamo un modo completamente diverso per descrivere queste cose. Era molto più prolisso e complicato. Ed anche i termini erano diversi. Noi abbiamo semplificato! Vuole che le mandi quelle di formule? Vuole che usi sempre i termini filologicamente corretti?
- No, no, scusate, era solo una curiosità.
- Ecco, allora non mi interrompa più altrimenti perdiamo il filo. Torniamo al pensiero del povero Ippaso.


Tuttavia l’area del quadrato grande è anche uguale al suo lato moltiplicato per se stesso; che in questo caso coincide con la diagonale del quadrato piccolo moltiplicata per se stessa - pensò Ippaso e scrisse.

A = dxd

Ma abbiamo anche visto che A deve essere uguale a due e quindi anche la diagonale moltiplicata per se stessa deve essere uguale a due - e aggiunse sulla tavoletta:

dxd = 2

Quindi la lunghezza della diagonale, d, dovrebbe essere quel numero che moltiplicato per se stesso dia come risultato due. A questo punto mi chiedo che numero sia questo d. Dovrebbe essere abbastanza semplice trovarlo.

Prima di tutto posso dire che d dovrà essere compreso tra uno e due. Infatti se d fosse più piccolo di uno anche dxd sarebbe più piccolo di uno e se fosse più grande di due, dxd sarebbe più grande di quattro.

Pertanto d deve essere un rapporto tra due numeri in cui il numeratore è più grande del denominatore.

d=n/m n>m

Ippaso si era quindi messo a cercare quei due numeri n ed m. Pensava che usando le raffinate tecniche aritmetiche della scuola si sarebbe tolto la curiosità con un semplice esercizio.
Aveva cominciato a fare delle prove partendo da numeri piccoli:

3/2 x 3/2 = 9/4 = 2,25
No, troppo grande.

7/5 x 7/5 = 49/25 = 1,96
No, troppo piccolo.

11/8 x 11/8 = 121/64 = 1,890625
Ancora troppo piccolo.

23/16 x 23/16 = 529/256 = 2,06640625
Troppo grande.

Continuando le prove con coppie di numeri sempre più grandi dopo alcuni giorni Ippaso era arrivato a:

99/70 x 99/70 = 9801/4900 = 2,0002040816326530612244897959184
Che era ancora troppo grande.

Le tecniche di calcolo che conosceva non gli permettevano di andare molto oltre. E dopo giorni e giorni di ulteriori tentativi Ippaso aveva cominciato a sospettare che forse quella non era la strada giusta.
Nonostante la riluttanza dovuta al suo innato orgoglio si era quindi deciso a parlarne con il maestro.
Il giorno prima aveva aspettato Pitagora alla fine di una lezione e gli aveva illustrato le sue difficoltà. Il maestro si era reso conto rapidamente della complessità della questione. Avevano deciso di non parlarne con nessun altro ed erano rimasti d'accordo che l'indomani mattina il maestro sarebbe andato a casa di Ippaso e insieme avrebbero cercato di risolvere il problema.

…continua…

martedì, giugno 28, 2011

Orchestra Musikfreunde a Friburgo e a Heidelberg e Orchestra Auftakt a Heidelberg

Ecco i manifesti dei miei miei concerti. Di concerti ce ne sono anche altri due: uno a Langenselbold ed uno a Neckarelz. Probabilmente a causa della odenwaldiana perifericità di tali luoghi è stato deciso che non meritavano un manifesto: razzismo concertistico a Heidelberg!
  
Orchestra Musikfreunde a Friburgo   Orchestra Auftakt a Heidelberg

lunedì, giugno 27, 2011

Nell'ambulatorio di DoktorDoktor Nero: il principe degli odontochirurghi maxillofacciali

DoktorDoktor Nero è il principe degli odontochirurghi maxillofacciali del Baden-Württemberg.
Sembra che tutti i dentisti della città in cui vive D lo abbiano in gloria. D anni fa cambiò dentista anche per non avere più a che fare con DoktorDoktor Nero, ma la nuova dentista all'occorrenza lo reindirizza sempre dal Principe.
Sembra che il Principe abbia conseguito due dottorati e proprio per questo vanta orgogliosamente il titolo di DoktorDoktor che affolla tutte le sue targhe e biglietti da visita. Quello dei titoli è un tema molto sentito nella terra in cui vive D.

Qualche settimana fa D viene di nuovo reindirizzato verso il castello del Principe.

L'assistente del Principe fa accomodare D sulla poltrona di lavoro rivolta verso il verde delle colline su cui si affaccia la finestra. Dopo cinque minuti D sente la porta aprirsi alle sue spalle e dopo un minuto percepisce un paio di vaghi echi gutturali. Poi il silenzio. A D torna in mente che DoktorDoktor Nero si esprime in un teutonico mitragliato con forte connotazione alto-bavarese. Cerca quindi di voltarsi con una scomoda contorsione e vede l'assistente del Principe che lo guarda mentre il Principe sfoglia delle carte con il volto rivolto verso la parete.

- Scusi, diceva a me?
- Sì, dobbiamo fare un'ortopanoramica.
- Veramente preferirei non prendermi quelle radiazioni. Non potrebbe usare quella di qualche anno fa?
- Non se ne parla proprio! Lei guiderebbe senza patente?
D si chiede che senso abbia la metafora. Semmai quella giusta sarebbe: "Lei guiderebbe bendato?". Rinuncia comunque all'interpretazione esegetica della retorica principesca e risponde:
- E vada per la (stramaledetta) ortopanoramica.

L'assistente conduce D al patibolo. Frattanto DoktorDoktor Nero corre in uno degli altri tre ambulatori a torturare una delle altre tre vittime sacrificali.
L'assistente fa riaccomodare D sulla poltrona e dispone la lastra, contenente la suggestiva immagine del paesaggio dentale di D, sul leggìo a portata di vista dal principesco sgabello.

DoktorDoktor Nero irrompe di nuovo nell'ambulatorio, getta uno sguardo all'immagine e bofonchia: - I suoi denti del giudizio superiori sono in posizione orizzontale. E anche quelli inferiori non è che siano in una buona posizione: andrebbero estratti tutti e quattro.
- Lo so, sono quasi dieci anni che continua a ripetermelo. Ma per ora vorrei concentrarmi sull'unico che mi dà problemi.
- Bene, dovrò tagliare la gengiva, spezzare il dente in tre ed estrarlo.
Segue serie mitragliata di termini medici in teutonico alto-bavarese. D riesce a captare solo la conclusione: - ... è d'accordo?
- Le sarebbe possibile riformulare la domanda più lentamente e con termini comprensibili al volgo?
Cambiando lingua e passando all'anglo-alto-bavarese: - Sostanzialmente potrebbe succedere che se la sutura non si chiude bene, l'acqua potrebbe fuoriuscirle dal naso quando lei beve.
- What!?
- Sì, ma sarà mia cura fare in modo che ciò non succeda.

D firma il consenso.

- Ci vediamo a fine luglio.
- Arrivederci.

sabato, giugno 25, 2011

Bisignani, i burattinai, gli audio-potenti e i burattini abbarbicati alle poltroncine

Questo Buongiorno di Gramellini mi ha riportato alla mente il personaggio di Q: quelle figure sconosciute che da dietro le quinte condizionano gli eventi della storia manovrando quei loro patetici mercenari.

Gramellini si chiede come mai i burattinai mandino i pupazzi in TV ad agitarsi al posto loro. E suggerisce delle spiegazioni:
"Forse temono che l'immagine rifratta in migliaia di schermi finisca per prosciugare l'anima. O più banalmente sentono che il potere si nutre di timore. E nulla toglie il timore quanto la familiarità."

Io forse aggiungerei anche che in quei rari casi di rivolgimenti politici a beccarsi le monetine sul cranio non saranno di certo gl'ignoti burattinai, che staranno invece a godersi le immagini da una comoda poltrona di pelle umana.

Interviste impossibili: Pitagora, Ippaso e la scoperta dell'irrazionale (prima parte)

Nell'ultima intervista abbiamo sentito Cerbero riportare il racconto di Pitagora relativo alla scoperta nella bottega del fabbro. Secondo Giamblico, quella scoperta condusse i pitagorici ad immaginare una generalizzazione per cui partendo a ritroso dalla matematica si sarebbero potuti interpretare tutti i fenomeni fisici dell’Universo. L’idea era molto affascinante: attraverso la decifrazione delle proprietà dei numeri si sarebbe giunti a decifrare l’Universo. Fu ovvio quindi giungere alla conclusione che “Tutto è Numero”. E proprio su questo motto i pitagorici costruirono buona parte della loro dottrina.
Finché un giorno, dice Giamblico, un membro della scuola si accorse della presenza di un grosso problema. E questo problema si celava proprio dietro il teorema del Maestro. Dietro il teorema di Pitagora!
Che cosa scoprì esattamente questo membro della scuola? Ed è vero che che fu severamente punito - qualcuno dice addirittura assassinato - per la divulgazione di tale scoperta?

Penso che ormai sappiate che con il nostro φιχιfonino oltretombale di Mηλον, l’adePhone 5, possiamo effettuare collegamenti iperspazio-temporali retrogradi. Sapete anche che nell'ultima intervista Cerbero ci ha svelato che Pitagora di Samo, l'inventore del termine "matematico" nonché filosofo, mistico e teorico musicale, invece che nell'Ade dimora nei Campi Elisi: il regno di Crono; dove dimorano tutti quelli che furono amati dagli Dei. Quello che non sapete è che dopo l'ultima intervista sono anche riuscito a convincere Cerbero a darmi il numero dei Campi Elisi.
Allora, chiamiamo un po' quest'Eliseo e vediamo se finalmente sentiremo la voce di Pitagora: 000 111 001
- Dlin, dlin, dlin, dlin, dlon. Dlin, dlin, dlin, dlin, dlon 
Sono Crono figlio di Urano e signore dell'Eliseo. Chi disturba il mio sonno?
- (tra se e se) Oh, no! Mi ha dato proprio il numero di Crono! Sordo e bisbetico. Quel Cerbero ha sempre voglia di scherzare. Dovrò urlare ed usare molto tatto.
- Scusate divino Crono non intendevo disturbarvi. Volevo solo parlare con Pitagora di Samo figlio di Mnemarco.
- Mi chiedete una cosa impossibile! I Campi Elisi non consentono chiamate da adePhone.
- Ah, scusate. Non lo sapevo. Ma non sarebbe possibile fare un'eccezione?
- Un'eccezione!? Ma come vi permettete!? E poi io non ho tempo di occuparmi di queste cose. Vi passo il mio segretario Menelao e me ne torno al mio sacro riposo.
- Pronto, sono Menelao figlio di Atreo e di Erope e fratello di Agamennone.
- Ma allora siete proprio quel Menelao! Il marito di Elena. L'eroe della Guerra di Troia!
- Non mi ricordi quelle piaghe per favore. Proprio a causa di quelle storie sono finito in questo posto noioso. Mi dica che cosa desidera piuttosto.
- Vorrei parlare con Pitagora, ma Crono mi ha detto della restrizione per l'adePhone.
- Sì, quella restrizione c'è, ma Crono non è molto aggiornato sulle nostre offerte. Lui è un po' all'antica, ma io qui sto cercando di svecchiare un po' le cose per cominciare a fare un po' di concorrenza all'Ade e rendere questo posto un po' più interessante. Nel suo caso specifico potremmo offrirle l’offerta "Campi Elisi con un lising". L’offerta prevede che con sole trenta dracme...
- Va benissimo, non mi interessa il resto. La prendo! Ora posso parlare con Pitagora?
- Sì, attivo subito il servizio e inoltro la chiamata.
- Dlin, dlin, dlin, dlin, dlon. Dlin, dlin, dlin, dlin, dlon
Pronto, sono Pitagora di Samo figlio di Mnemarco.
- Maestro, che emozione riuscire a parlare finalmente con voi.
- Per favore, non si dilunghi nei convenevoli. Sono già sufficientemente tediato dall'immutabile tranquillità dei Campi Elisi. Andiamo subito al dunque. Perché mi ha chiamato?
- Sì Maestro, certo. La chiamo per farle un'intervista.
- Ah, bene. Mi sembra una proposta interessante. Ma forse qualsiasi proposta sarebbe stata preferibile a questa inedia. E che domande mi vorrebbe porre?
- Be', fondamentalmente due domande. Cerbero mi ha narrato il vostro racconto della scoperta nella bottega del fabbro. Vorrei sapere come le cose si svilupparono in seguito.
- E l'altra domanda?
- L'altra sarebbe sulla storia della scoperta dell'irrazionale.
- Preferisco di gran lunga la seconda domanda. Proprio oggi stavo rileggendo il capitolo della scoperta dell'irrazionale sul libro che il giovane Fulivao scrisse basandosi sulle memorie che gli narrai pochi giorni prima della mia dipartita verso i Campi Elisi.
- Fulivao? Non ho mai letto questo nome su nessun libro di storia.
- Infatti l'autore ebbe poca fortuna e fu presto dimenticato. Inoltre l'unica copia del libro bruciò nel primo rogo della biblioteca di Alessandria, ai tempi di Giulio Cesare. Quindi lei sarà il primo a poter accedere al contenuto di quelle pagine. E potrà godere addirittura del privilegio, più unico che raro, di ascoltare la lettura dalla voce del protagonista stesso del libro. Allora, vediamo dov'era il segno. Eccolo ....

giovedì, giugno 23, 2011

Le mutande Bunga Bunga Dance

Mi trovo molto d'accordo con le riflessioni di Giovanna Cosenza su questo nuovo prodotto: le mutande per uomo «Bunga Bunga Dance». Per cui aderisco ed invito tutti ad aderire.

Propongo a tutti/e di scrivere a Intimissimi (che assieme a Tezenis fa parte del gruppo Calzedonia) una mail analoga a quella che ho appena spedito io (basta solo cambiare la conclusione, l’indirizzo è info chiocciola intimissimi.it):
«Spettabile azienda Intimissimi, ritengo che le mutande “Bunga Bunga Dance”, che avete da poco proposto, offendano:
  1. le giovani donne in generale e in particolare quelle di colore (rappresentandole come ben felici di farsi inseguire da vecchiacci bavosi),
  2. gli uomini italiani (rappresentandoli come vecchiacci brutti e ridicoli),
  3. le relazioni fra i generi sessuali (riducendole a un caricaturale inseguimento fra cacciatori e prede).
Ritengo inoltre che le mutande “Bunga Bunga Dance” danneggino l’immagine dell’Italia, visto che – seppure non commercializzate all’estero e nemmeno in tutta Italia – ricordano in modo macchiettistico ai turisti che in questo periodo visitano le nostre città una vicenda su cui non c’è nulla da scherzare.
Vi chiedo quindi di ritirare immediatamente dal commercio l’articolo, pubblicando una lettera di scuse ai consumatori e alle consumatrici italiane. Finché non lo farete, cesserò di acquistare prodotti del gruppo Calzedonia e userò tutti i mezzi che ho in rete (blog, Facebook, Twitter, Friendfeed, mailing list) e fuori dalla rete per persuadere il maggior numero di persone possibile a fare come me. Cordialmente, Giovanna Cosenza».

lunedì, giugno 20, 2011

Sardegna del sud: la terra dei Fenici - Montessu, Carbonia e Monte Sirài

Giovedì due giugno lasciamo il nostro primo albergo per spostarci verso il secondo albergo sull'isola di Sant'Antìoco. Lungo il tragitto visitiamo la necropoli neolitica prenuragica di Montessu.
Il responsabile della biglietteria è molto gentile.
Tra le altre cose ci spiega anche che gli asini bianchi che popolano la zona di accesso alla necropoli sono venuti dall'Asinara. Sostanzialmente degli immigrati venuti a togliere il lavoro ai quadrupedi locali. E si sono addirittura mescolati con gli autoctoni dando luogo ad una genia meticcia in cui l'elemento estraneo del bianco prevale.
Per raggiungere la necropoli percorriamo per una decina di minuti una stradina che si inerpica sulla collina attraverso il bosco: mirti, alloro, qualche fico d'india e olivastro (sottospecie spontanea dell'olivo).
La necropoli è posizionata quasi alla sommità: nel punto in cui la collina si apre a mo' di teatro. E noi ne siamo gli unici spettatori.
Alcune delle tombe della necropoli neolitica prenuragica conservano decorazioni collegate alla dea Madre e al dio Toro.
La tappa successiva è Carbonia. Prima di entrare in città la presenza di diversi eucalipti, assenti dal resto del paesaggio sardo visitato finora, anticipa l'identità mussoliniana della fondazione della città.
Identità che si manifesta in tutta la sua altisonante interezza quando si arriva al centro della città.
 Lasciata Carbonia visitiamo la fortezza fenicio-punica del Monte Sirài. Parte della sua storia è simile a quella di Nora: occupazione fenicia (VIII sec. a.C.) e dominio cartaginese (VI sec. a.C.). Le differenze si rilevano nella fondazione nuragica e nello spopolamento prima dell'arrivo dei romani (I sec. a.C.).
L'inclinazione spontanea di quest'ulivo dà un'idea di quanto siano ventose queste coste.
La giovane archeologa ci mostra il tofet con i suoi strati di pentole-sarcofago per i bambini e ci spiega che l'ipotesi che vedeva i tofet come luoghi per i sacrifici infantili è oramai superata e la quasi totalità degli archeologi, supportata da analisi scientifiche, concorda che i tofet non fossero altro che cimiteri per bimbi nati morti o morti prima del rito di ingresso nella comunità.
In una delle tombe l'archeologa ci mostra anche questo simbolo del dio Moloch. La cosa interessante è che questo è l'unico caso in cui il simbolo è stato tracciato in questa posizione. Di solito si trova ruotato di 180°.

venerdì, giugno 17, 2011

Omar e Maria

L’altro ieri mentre facevamo colazione ho visto un'email. Il titolo era "Omar": il nome di un mio amico. Ci eravamo conosciuti nel 2000, qualche mese dopo il mio arrivo a Heidelberg. Omar proveniva da un paese del Medioriente patria di illustri matematici, astronomi e condottieri ed era arrivato in Germania come rifugiato politico. Un giorno mi aveva raccontato che inizialmente lui aveva accolto la rivoluzione islamica con molto favore e con molta speranza. Era molto giovane Omar a vedeva nella rivoluzione oltre che una liberazione dalla dominazione occidentale anche un tentativo di trovare una via mediorientale allo stato moderno. Ma dopo aver sperimentato l'operato dei mullah, Omar era entrato in crisi. Divenne agnostico e decise di lasciare il suo paese. Completò i suoi studi a Heidelberg laureandosi in matematica.

Omar ed io abbiamo lavorato insieme per sette anni. Spesso lui cantava alle feste. Cantava delle canzoni della sua terra usando una tecnica vocale che non avevo mai sentito prima. La gente rimaneva ipnotizzata ad ascoltarlo.
Omar aveva imprato il tedesco alla perfezione perché si era reso conto che quello era l'unico modo per un immigrato come lui per guadagnarsi il rispetto in una società occidentale.

Da molti anni la compagna di Omar era Maria. Lei proveniva da un arcipelago europeo. Si erano conosciuti quasi per sbaglio. Un'amica di un amico di Omar voleva far conoscere Maria al suo amico. Organizzò un'uscita a quattro. Lamico di Omar chiese ad Omar di accompagnarlo. E così Maria scelse Omar. Un giorno Maria trovò il suo lavoro ideale nelle sue isole e Omar non se la sentì di trasferirsi. Si lasciarono. Ma Omar non riusciva a dimenticare Maria. Frattanto la nostra divisione aziendale fu chiusa. E Omar prese l'evento come l'occasione per recuperare Maria. Lascio tutto e si trasferì nelle Isole di Maria. Riuscì a riconquistarla. Vissero lì felici per un anno. Ma non riuscendo a trovare un lavoro Omar decise di tornare in Germania. Stavano ancora insieme ma a distanza. E si vedevano molto spesso.

Omar ed io ci incontravamo ogni tanto. Mi piaceva parlare con lui. Era una persona interessante, intelligente e sensibile; dotata anche di un buon senso dell'umorismo. Quel senso dell'umorismo e quell'ironia che spesso possiedono le persone che ne hanno passate tante. L'ultima volta ci siamo visti a novembre. Era riuscito ad ottenere un posto da insegnante di matematica. Un lavoro che lui desiderava. Pensava di insegnare per un po’ in Germania per poi trasferirsi definitivamente nelle Isole di Maria come insegnate nelle locali scuole tedesche. A dicembre ci eravamo scambiati gli auguri per email. Stava nell’arcipelago.

Giorni fa Zucchero mi aveva chiesto: hai notizie di Omar? No, è da un po' che non si fa sentire.

L’altro ieri quando ho visto l'email pensavo fosse lui. Ho letto la prima riga: Ciao Flavio, ti scrivo dalle isole. Ho detto a Zucchero: ah, Omar sta di nuovo nell’arcipelago. Dovrebbe scrivere un libro sulla sua vita.
Poi ho letto il seguito. Maria mi diceva che Omar non è più tra noi: è morto il 17 febbraio. Ma lei finora non aveva trovato la forza di farmelo sapere. Omar aveva avuto dei disturbi a fine gennaio ed aveva subito un’operazione piuttosto ordinaria che si era conclusa bene. Dopo tre giorni è insorta una complicazione inattesa. Ed ogni tentativo terapeutico causava un’altra complicazione inattesa. Fino a generare una letale catena di eventi altamente improbabili che in un giorno ha condotto Omar alla morte.

Da due giorni non riesco a togliermi questa storia dalla mente. Ciao Omar, questo è il mio ricordo di te.

martedì, giugno 14, 2011

Carnevale della Matematica #38

Il primo carnevale della Matematica post-referendario - qualcuno già si spinge a sperare post-berlusconiano - è il numero 38. Ed è ospitato da MaddMaths! (con l'esclamativo).

Così Roberto Natalini introduce il mio contributo:
Passando alla matematica applicata alla musica, tutti sanno che nacque con Pitagora. Ma considerando che Pitagora visse nel VI secolo a.C. voi vi fidereste di quello che Giamblico scrisse otto secoli dopo? Non preferireste conoscere la storia direttamente dalle parole di Pitagora? Qualcuno penserà che ciò è impossibile, ma alcuni di voi sanno già che con il φιχιfonino oltretombale di Mηλον, l’adePhone 5, Dioniso del Blogghetto è in grado di effettuare collegamenti iperspazio-temporali retrogradi. E presentarci quindi un'intervista (impossibile) in tre parti: Interviste impossibili: Pitagora nella bottega del fabbro (prima parte), (seconda parte), e (terza parte) (per i più pigri Dioniso ha preparato anche una versione in pdf con le tre parti messe insieme).

Il carnevale 39 di luglio sarà ospitato da ???? .

Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
Pagina fan del Carnevale su Facebook

sabato, giugno 11, 2011

Una nuova stagione orchestrale con due orchestre: estate 2011

Come scrivevo in "Una stagione orchestrale con due orchestre: inverno 2010-2011", essendo un po' insoddisfatto della mia interazione con i giovani colleghi dell'orchestra in cui ho suonato negli ultimi cinque anni, nella scorsa stagione ho trovato una nuova orchestra: la Musikfreunde Heidelberg.
Ma per la seconda stagione non me la sono sentita di lasciare la mia vecchia orchestra. Visto soprattutto che in programma c'era Una notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky pezzo che ho già suonato nel 2007 e che inoltre fa parte anche del programma della nuova orchestra. E un'altra coincidenza ha voluto che anche la Sinfonia dal nuovo mondo, che ho suonato la scorsa stagione con la vecchia orchestra, faccia parte del programma della nuova orchestra.
Ho deciso così anche per questa stagione di portare avanti tutte e due le orchestre. Il che m'impegna tutti i lunedì e i martedì sera più alcuni finesettimana. Colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente Zucchero per il suo supporto e la sua pazienza.
Spero che quelli della vecchia orchestra si decidano a mettere nel programma della prossima stagione qualcosa che non mi piace, così da facilitarmi la rinuncia.


Se vi troverete nei dintorni agli inizi di luglio siete invitati ai concerti!

Programmi e appuntamenti

Vecchia orchestra (AufTakt e.V.)

Una notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky  (Come potete vedere e sentire per noi tromboni ci sarà da divertirsi, anche perché ci è stato detto che dovremo incarnare satana)

Da Quadri da un'esposizione di Modest Mussorgsky  La capanna sulle zampe di gallina (Baba Yaga) (Allegro con brio, feroce - Andante mosso) e La grande porta di Kiev (Allegro alla breve. Maestoso: Con grandezza) 
  (Un'esecuzione dell'Auckland Philharmonia Orchestra)

Danza Macabra op. 40 di Camille Saint-Saëns (Un'esecuzione della Youth Orchestra Of Venezuela Angelica Olivo)


Ouverture Meerestille und Glückliche Fahrt (Calma di mare e felice viaggio), sull'omonima poesia di Goethe, di Mendelssohn

Lieder eines fahrenden Gesellen (Canti di un viandante) di Gustav Mahler

Sabato 16 Luglio in località e orario ancora a me ignoti
Domenica 17 Luglio alle 19:30 presso la Lutherkirche (Vangerowstr. 1 Heidelberg)

Nuova orchestra (Musikfreunde Heidelberg)

Antonín Dvořák: Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 (1893), più nota col titolo di Sinfonia "Dal nuovo mondo" - quarto movimento diretto da Von Karajan su youtube

Di nuovo: Una notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky

Concerto per violino di Bruchs (senza tromboni)

Sabato 2 Luglio - Langenselbold
Domenica 3 Luglio - Friburgo

Sabato 9 Luglio alle 19:00 nella Stadthalle di Heidelberg
Per i biglietti:: Crazy Diamond: Poststr. 42, 06221-161480
Ticket online: www.ticketonline.com, Tel: 01805-4470

venerdì, giugno 10, 2011

Sardegna del sud: la terra dei Fenici - museo archeologico, Armungia, Chia, Capo Spartivento e mare

Martedì 31 maggio torniamo a Cagliari per visitare il museo archeologico.
La giovane archeologa di Nora ci ha detto lì è conservata la stele di Nora: il primo documento in cui compare il nome "Sardegna".
Il museo è organizzato molto bene. Mi piace molto la sezione dedicata alla scrittura.
Nel pomeriggio ci rimettiamo in viaggio. Vogliamo visitare la Sardegna "vera": quella dell'entroterra. Dopo quasi due ore di stradine tortuose, valli, gole e picchi panoramici raggiungiamo la nostra meta: 
Armungia. Un paesino di 500 abitanti sede di un raro esempio di nuraghe ben conservato e parte dell'abitato del paese.
Peccato che il nuraghe del XVI sec. a.C. sia stato reso invisibile a meno di accedere al piccolo museo etnografico, che ovviamente è chiuso.
Per cena andiamo nella trattoria Da Angelo a Domus de Maria. Stupefacenti sono le liste di attesa per poter mangiare in questa trattoria. Ma forse quella è l'unica cosa stupefacente di questo locale. Al Mirage troverete cibo e servizio migliori senza dover consultare agende e calendari per trovare un posto.
La giornata di mercoledì primo giugno la dedichiamo al mare.
Ci sdraiamo sulla bellissima spiaggia poco a est di Torre di Chia. Vinta la riluttanza iniziale mi decido a farmi una nuotata. L'acqua è fredda, ma penso che come al solito il movimento mi riscalderà.
Dopo una nuotata di quaranta minuti circa torno a riva. Con una certa sorpresa mi accorgo che le dita della mia mano destra sono estremamente pallide e piuttosto insensibili. Saranno necessari una decina di minuti di sabbiature calde per riattivare la circolazione della mia mano.
Dopo avere recuperato la funzionalità della mia mano destra decidiamo di avventurarci per la tortuosa strada costiera.

Attraversiamo chilometri di coste incantevoli e incontaminate fino a giungere ad una curva oltre la quale troviamo questa ecooscenità.
Da questa distanza si può ammirare l'ecooscenità in tutta la sua armonica consonanza con il paesaggio.
La recezionista dell'albergo ci dice che per qualche tempo i lavori sono stati bloccati ma ora sembra che stiano riprendendo.

Riprendiamo la strada tortuosa fino a raggiungere Capo Spartivento.
Su cui troneggia il vecchio faro trasformato di recente in un costosissimo albergo accessibile solo attraverso una quasi impercorribile strada sterrata. Strada che noi percorriamo a piedi.

mercoledì, giugno 08, 2011

Le mie tre città

Durante la mia ultima visita alla casa madre nordcarolinese oltre che con la presentazione impegnativa avevo intrattenuto i miei colleghi anche con una bagattella sulla mia cultura e le mie tre "hometowns". I presenti parvero apprezzare e mi proposero di ricavarne un articolo per la "newsletter" gloable del dipartimento. Pensai che lo facessero soprattutto per gentilezza. Alla fine comunque, avendo trovato un po' di tempo nelle ultime settimane, l'ho scritto.
Il giorno dopo la pubblicazione i responsabili per le comunicazioni interne dell'azienda mi hanno selezionato l'articolo per metterlo sul sito gloable interno di tutta l'azienda, accessibile a circa diecimila dipendenti sparsi per il mondo.
La cosa interessante è che insieme a questo articolo che parlava di cose mie personali - e che mentre scrivevo continuavo a chiedermi: ma perché al collega sconosciuto di Manila dovrebbe interessare dove io ho trascorso la mia infanzia - ho anche pubblicato un articolo che parlava della nostra recente riunione. Bene. Il secondo articolo non se lo è filato nessuno. Per il primo invece ho ricevuto decine di email di complimenti che mi dicevano quanto gli era piaciuto l'articolo, le foto, i cibi, gli olivi, la storia (Twitter-like history of Rome:-), e "last but not least" (concedetemi il francesismo ;-) uno dei megadirettori dello sviluppo mi ha chiesto in che modo avrebbe potuto ottenere l'olio di mio padre. Un'altro mi ha addirittura scritto:
"We were in Sicilia and Roma last year, and loved it. But I think we must go to Scandriglia on our next trip: it looks fascinating!!!".
E un'altra:
"After reading your interestingarticle, it left me thinking, “I want to go there  -  all 3 places”. Thank you for sharing this with us.  I love the history of the olive tree and how/where you grew up.  I can also smell the food. :-) Looks delicious!  You’re an excellent writer."
Quindi alla fine ho assolto anche il mio dovere di ex membro della proloco conquistando aspiranti turisti per il mio paesello e acquirenti per l'olio dei suoi olivi.

Ecco l'articolo:

My first home town is a small village of approximately 3000 inhabitants named Scandriglia [skandreeʎia] and located about 50 km northeast of Rome. (Google Pictures) (map).

After the Second World War, Italy experienced an industrial revolution known as the Italian economic miracle. This twenty-year phase of uninterrupted economic growth triggered a profound social change across the country, transforming Italy from a mainly rural nation, into a major industrial power. This change was much more rapid in urban areas compared to rural ones. But, compared to other rural areas and in spite of being very close to the Italian capital, Scandriglia was much more impermeable to this social change and remained relatively outside its orbit, one possible reason being its mountainous terrain.
That’s how I came to grow up in an environment still full of traditions and habits coming from an agrarian society and culture. Given these facts it is not a surprise that childbirth at home was still the norm in my village until about 1975; and, as a matter of fact, I was born at home.
At this point you should have enough information to try to guess the answer to this question. Which was the main means of agricultural transportation when I was a child?
It was...








Well, that’s not completely true. There were tractors as well. However, donkeys and mules were still largely used by my grandparent’s generation. And, like the children in the picture, I also enjoyed the ride in the barrels, to reach the vineyard for the harvest.
Although most families had a small vineyard, wine was not the main agricultural product in Scandriglia.
As you can see from the picture, the countryside surrounding Scandriglia is full of olive trees. The obvious consequence is that olive oil was and still is the main agricultural product. Almost every family owns a small piece of ground with 50-100 trees for the family needs. Other families own larger pieces of ground and sell their oil as well. My father owns about 250 trees and in the best seasons produces up to 1000 Kg oil in the local cooperative oil mill.
Unfortunately, the donkeys have nowadays disappeared and in the picture below you can see what many people use now.

Many people … but not my father! He says the trees would suffer and the quality of the oil would be affected.
You might already know that olive trees can live for more than 2000 years, and we have an example in the next village.
In the picture you can see one of the oldest and biggest olive trees in the world. According to radiocarbon dating it is more than 2000 years old. It is amazing to think that when Julius Caesar was fighting the Gauls, this olive tree was already producing oil and Julius Caesar, himself, might have used its oil!
There is also an historical curiosity about Scandriglia and its area. The administrative region of Scandriglia is Lazio. However, Scandriglia also belongs to the historical region of Sabina. The Sabines were an Italic tribe that lived in the area before the founding of Rome (10th century BC). An interesting legend is that of the abduction of the Sabine women, which says that the Romans abducted Sabine women to populate the newly built Rome.
In the picture you can see a typical Scandrigliese dish: homemade pasta with wild asparagus.
Wild asparagus grows in the woods surrounding Scandriglia between April and June.
As you can see from the picture below, they are much thinner and have a much stronger flavor, compared to the cultivated ones.

I spent the first twenty years of life in this pleasantly old-fashioned village of Scandriglia. However, after starting my studies in mathematics at the University of Rome, I decided to move to the Italian capital, which became my second Italian hometown. (Google Pictures) (map).
There are so many things to say about Rome that I don't even know where to start. I can certainly say that moving from a pleasantly old-fashioned village of 3000 inhabitants, to the biggest Italian metropolis, with 3-4 million inhabitants, was a big cultural shock for me. Bigger than the one I had when I moved to a different country ten years later. However, after a couple of years I got used to the different rhythms of life in this city and I started enjoying it more and more. In spite of all the disadvantages dictated by a large, traffic congested city, Rome offers a landscape of arts, architecture, history, events and food, which is unique in the world.

And now a short Twitter-like history of Rome
In the beginning were seven pastoral settlements on seven hills (10th century BC). The pre-romans initially just met in the Roman Forum to trade. Later, they decided to join together and elected a king (8th century BC). After experiencing seven kings (As a matter of fact, the kings were eight, since Titus Tatius, king of the Sabines, was joint king of Rome with Romulus, the first king. However he is not traditionally counted among the kings of Rome. We Sabines are clearly victim of a plot ;-)) they decided to become a Republic (509 BC). By the end of the Republic (1st century BC), the city of Rome was the largest city in the world. Estimates of its peak population range from 1 to 2 million: astonishing for that time, considering that the population of the whole empire was about 40 million and the world about 250 million. The Republic was replaced by an autocratic empire which became the largest Empire of that time and reached its maximum extent in 117 AD. The empire was divided into eastern and western halves (4th century AD). Plagued by internal instability and attacked by various migrating peoples, the western part collapsed at the end of the 5th century AD, whereas the Eastern Roman Empire lasted until 1453 AD.
My favourite monument in Rome is the Pantheon which you can see in the picture below. (Google Pictures) (map)
The Pantheon was rebuilt by Emperor Hadrian in about 126 AD. The building is circular and the concrete dome has a central opening to the sky. Almost two thousand years after it was built, the Pantheon's dome is still the world's largest unreinforced concrete dome. It is one of the best preserved of all Roman buildings. It has been in continuous use throughout its history, and since the 7th century, the Pantheon has been used as a Roman Catholic church.
In the picture you can see a typical Roman dish: deep-fried stuffed zucchini flowers. (At this point, as a Sabine, I can't hold my tongue from saying that besides our women, the Romans also stole our recipes. As a matter of fact, deep-fried stuffed zucchini flowers were invented by Sabines, but now it is a “typical Roman dish”. )

Towards the end of my decade in Rome, when I was really enjoying my life there, I decided to leave. Well, it was not exactly like that! The reality is that I was thinking it would be interesting to have an experience of living a couple of years in another European country, to learn a different culture and a different language. I was thinking about London or Paris, but I ended up in Heidelberg for an interview. It was April and I thought in Germany it would be much colder than in Italy, and therefore, wore my heavy suit. The morning was a bit chilly and I felt comfortable in my suit. However, my interview was in the afternoon and I was very surprised when I realized that it was getting warmer than in Rome. During the interview I was sweating a lot and not only because of the tension! Nevertheless, they offered me the job and since I immediately had a very good impression of the company and of the town, I decided to accept. I moved from Rome to Heidelberg about two months later.
It was July 1999 and my idea was to live in Heidelberg for a couple of years and then go back to Rome. However, it became a little bit more than a couple of years, as I’m still living in Heidelberg, which I now call my German Hometown. (Google Pictures) (map) (wide angle picture)

Heidelberg is a lovely little (about 150,000 inhabitants) university town, situated on the Neckar river, at the border between the Rhine Rift Valley and the Odenwald. Coming from Rome, I very much enjoy the tranquility of this town. One of the things I love is the fact that I can safely use my bicycle to reach any area of Heidelberg and need to drive my car less than once per week. Besides the advantages, however, I also experienced a new cultural shock. Apart from “Danke” and “Bier”, I didn’t know a single word of German and my English was much more rudimentary than it is now. Firstly, I had to spend some time improving my English and then I started with German and had to struggle several years before reaching an acceptable, but still far from satisfactory, level. Additionally, I had to spend some time getting used to different customs.
The symbol of Heidelberg is the Castle (Google Pictures). It was built about 800 years ago and about 300 years ago was partially destroyed, together with almost the entire town. The castle has only been partially rebuilt since its demolition and its ruin became the symbol of German Romanticism. The question of whether the castle should be completely restored was discussed for a long time; eventually it was decided to preserve it in its current condition.
In this picture you can see a striking view of the illuminated castle.


And in this picture you can see a fascinating view of a typical German dish: Würste with sauerkraut.

I have enjoyed living in each of my home towns, and in conclusion, I can say that having three home towns is a big advantage. I have adopted each lifestyle, culture and language, and, last but not least, I have enjoyed all of the different regional gastronomic delights.

martedì, giugno 07, 2011

Babba libbberaaaa!!!

Nostro nipote quasi duenne che vedrò tra qualche giorno ama molto giocare con me attraverso Skype. Di solito ballo con lui Il Ballo di S. Vito e lui impazzisce come un tarantolato.
Ama molto anche i bagni in piscina e l'acqua, che lui chiama babba. L'ultima volta che mi ha visto mi ha detto: Apuuu! (così mi chiama lui) Babba libbbera!!

lunedì, giugno 06, 2011

Sardegna del sud: una vacanza nella terra dei Fenici - Cagliari, Pula, Nora e Chia

L'unica vera isola italiana, recita la nostra guida. Ed era anche l'unica regione italiana dove non avevo mai messo piede.
Il viaggio comincia domenica 29 maggio con un'esperienza per noi nuova. Dopo esserci godute la geografia corsa e quella sarda, quando il nostro aereo stava planando sull'aeroporto di Cagliari e si trovava oramai a una decina di metri dal suolo, i motori riprendono a rombare e il velivolo comincia a riprendere quota. Dopo un paio di minuti ci informano che la decisione è stata presa a causa del vento troppo forte. Il ri-decollo è seguito da un piacevole sorvolo panoramico del golfo e dello stagno di Cagliari con conclusivo e definitivo atterraggio accompagnato da strombettamento ryanairesco autocelebrativo.

Dopo fila autonoleggio e recupero automobile partiamo per la visita al castello (Castéddu 'e susu) di Cagliari. È domenica. La città vecchia è piuttosto deserta.
Cominciamo con la scalata alla torre dell'Elefante. Lì mi accorgo di aver lasciato la macchina fotografica a casa. Dovrò quindi rassegnarmi all'uso dell'iFonio per il resto della vacanza.
Per passare poi alla cattedrale di S. Maria. E quindi all'anfiteatro romano che troviamo però chiuso.
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo il nostro albergo nella campagna a ovest di Pula: Villa del Borgo. L'albergatrice si mostra subito molto gentile e ci fornisce una serie di indicazioni sui luoghi e di suggerimenti gastronomici che si riveleranno tutti molto validi.
La prima cena è al ristorante Bacchixeddu a due-trecento metri dall'albergo. Non è niente male. Il pane carasau che fa da letto alle cozze è un'ottima trovata che poi vedremo ripetersi in altri ristoranti. Anche il bianco della casa è insolitamente buono.
Percorrendo a piedi il pezzo di strada tra l'albergo e il ristorante ci accorgiamo di segnali che ci inquietano un po'. L'albergatrice poi ci spiegherà che tutta l'area era di proprietà di un'azienda olandese che usava le serre per produrre pomodori per il mercato nordeuropeo. In seguito l'azienda fallì lasciando una ricca eredità ai locali: qualche centinaio di serre di eternit da smaltire.

Il lunedì mattina visitiamo gli scavi di Nora: un sito archeologico splendidamente posizionato sulla piccola penisola del capo di Pula.
I resti vanno da quelli più antichi della fondazione fenicia (VIII sec. a.C. - più o meno ai tempi di Omero), a quelli successivi del dominio cartaginese (VI sec. a.C.), fino a quelli (la maggior parte) del periodo romano (I sec. a.C. - V sec. d.C.). La maggior parte delle rovine visibili risale al periodo romano.
Mosaici
Quartiere di abitazioni
Terme in opus latericium.
Strana forma d'albero.

Molto interessante è anche il complesso di Esculapio costruito sul precedente edificio dedicato al dio cartaginese della medicina Eshmun.

Nel pomeriggio girovaghiamo un po' per Pula dilettandoci in qualche spesetta gastronomica: pecorino, pane, dolci al mosto e fregula. Torniamo quindi in albergo per goderci un po' i dibattiti sui risultati elettorali di Pisapia e De Magistris e scopriamo che anche a Cagliari hanno trionfato i mangiabambini dopo 20 anni di domuslibertari.
Verso le 17 ci spostiamo sulla spiaggia di Chia (Domus de Maria): una lingua di sabbia tra mare e laguna che si trasforma estendendosi in dune coperte di arbusti mano a mano che la laguna si estingue.
Per cena andiamo al Mirage. Mi rendo conto che il nome non fa una buona impressione. O almeno così è stato per noi. Nonostante ciò lo consiglierei vivamente: sia per il cibo che per l'eccellente servizio. Ottimi gli antipasti e gli spaghetti con i ricci. Buoni gli spaghetti con l'astice, anche se il crostaceo era un po' duro. Al Mirage assaggio per la prima volta le Seadas. Mi piace, ma non rientra nella mia concezione personale di dolce.